Il territorio

Il Territorio

Tutti i percorsi consentono di scoprire un patrimonio fatto di edifici storici,
chiese o piccole pievi, borghi antichi e scorci naturalistici.
I punti di interesse sono segnalati e evidenziati nelle mappe che trovate
all’interno di ogni itinerario.

Val Lapisina

BORGO MAREN

TORRE SAN FLORIANO

SORGENTI DEL MESCHIO

CENTRALE DI NOVE

Percorrendo i tracciati

Abbiamo l’occasione di scoprire:

Borgo Maren, un gioiello immerso in un tempo passato. Attorniato da castagneti e piccoli appezzamenti agricoli, è costituito da poche case, in parte ancora abitate, una  chiesetta dedicata a Santa Elisabetta e dall’ex barchessa del fu monastero di S.Giustina.

La Torre di San Floriano una costruzione militare che sulle rive meridionali del lago del Restello. La tradizione la fa risalire all’età romana, ma indubbiamente l’aspetto attuale è medievale. Si tratta di una torre di guardia che aveva il compito di sorvegliare l’importante via che conduceva al Cadore, in Tirolo e in Germania; è probabile che avesse anche funzioni di dogana.

Allontanandoci un poco dal tracciato e attraversando il borgo ottocentesco di Savassa Alta si possono raggiungere le sorgenti sorgenti del Meschio un luogo suggestivo e magico con una polla d’acqua limpida e profonda di un azzurro intenso.

Le centrali idroelettriche di Fadalto e di Nove. La storia di questo complesso idroelettrico ha inizio nel 1914, con l’entrata in esercizio della Centrale denominata “Nove 1914”: Dopo la Prima Guerra Mondiale, la centrale rimane in funzione fino ai primi anni ’20. Il successivo salto tecnologico avviene nel 1925, con la realizzazione della seconda Centrale “Nove 1925”. La centrale, realizzata dalla SADE nel 1924 su progetto di Vincenzo Ferniani, è articolato in due corpi di fabbrica sulla riva nord del Lago Restello: la sala macchine e la sala per i trasformatori e gli interruttori (oggi dismessa, in seguito alla realizzazione di una grande stazione elettrica all’aperto). La sala macchine è caratterizzata da un prospetto classicheggiante scandito da lesene e finestre ad arco. L’edificio dei trasformatori presenta, invece, chiari riferimenti floreali e liberty. Nella sala macchine sono installati 4 gruppi orizzontali con funzioni ausiliarie. La centrale è alimentata dal Lago Morto in cui si scaricano le acque della centrale di Fadalto. All’esterno è conservato il plastico in scala dove venne simulata la frana del Vajont.

Da porta Cadore a Serravalle

CHIESA S. GIUSTINA

CHIESA S. GIOVANNI

VIA CAPRERA

VIA ROMA

CASTRUM

PORTA DELLA MUDA

Percorrendo i tracciati

Abbiamo l’occasione di scoprire: 

La Chiesa di Santa Giustina custodisce uno dei più belli esempi di scultura funeraria del Veneto. Il trecentesco mausoleo di Rizzardo VI Da Camino un’imponente opera scultorea in marmi policromi su cui si intravedono ancora gli antichi colori che la decoravano; quattro soldati con spada e pugnale reggono un sarcofago decorato con scene sacre, sopra la figura composta di Rizzardo con la spada al fianco e ai quattro lati le figure in preghiera di due Vescovi e della moglie con la figlia primogenita.

Porta Cadore e via Caprera, un tempo una via di commercio costituiscono il “fuori le mura” di Serravalle, la via verso le montagne e la vallata. Vicino ad un portico una lapide segnala la casa dove visse Alessandro Tandura (medaglia d’oro al V.M.) il primo paracadutista italiano in missione di guerra, che notte tra l’8 e il 9 agosto 1918 si lanciò con il paracadute da un aeroplano nei pressi di Vittorio Veneto, che trasmise a mezzo piccioni viaggiatori al Comando supremo italiano, agevolando così l’avanzata vittoriosa delle nostre truppe.
Sempre lungo via Caprera incontriamo la Chiesa di San Giovanni, un edificio trecentesco in stile romanico annesso al convento dei carmelitani presente ancor oggi con un antico chiostro. L’interno arricchito da interessanti opere d’arte ad affresco, su tavola e su tela di epoche diverse poichè il luogo fu sepoltura, per secoli, dei nobili serravallesi.

I resti delle antiche mura che salgono lungo le due pendici che “chiudono” a Nord Serravalle, la torre Nera che dominavano la val Lapisina dal Monte Marcantone e la Porta della Muda che rappresentava l’ingresso alla città murata di Serravalle. Adiacente alla Porta della Muda troviamo il Torrione e l’accesso del Castrum che costituiscono le vestigia originarie con ponte levatoio carraio dell’antico insediamento militare. Presumibilmente di origine romana, tra i secoli XI e XIV il castello diviene la sontuosa residenza della famiglia da Camino. Oggi residenza privata, ospita nel vasto parco eventi culturali.

Via Roma è un ripida via acciottolata dentro le mura; il lato ovest è in gran parte occupato dal muro perimetrale del Castrum e dalla sua cancellata e ad est da imponenti splendidi palazzi nobiliari le cui architetture testimoniano la lunga dominazione veneziana, i loro giardini interni si inerpicano sulla collina.

Vittorio 1918: sparsi in tutta la città, possiamo incontrare pannelli illustrativi in 2 lingue che narrano gli eventi e i luoghi che hanno visto la città protagonista della fine della Grande guerra.

Serravalle

SCALINATA S. augusta

SANTUARIO s. augusta

loggia di serravalle

mercatino antiquariato

meschio

via piai

Percorrendo i tracciati

Abbiamo l’occasione di scoprire:

La salita al Santuario di Sant’Augusta che inizia da una gradinata monumentale; l’antico percorso devozionale si inerpica nel bosco e intervallato da cappelle intitolate alle basiliche romane, costruite come ex voto nel 1630 alla fine di un’epidemia di pestilenza, lungo il percorso una pietra segnala il luogo dove avvenne il più importante dei miracoli di Santa Augusta, “i pani divennero fiori” e si conclude con un’imponente scalinata: sono 100 gradini che impongono una penitenza per arrivare al santuario di Santa Augusta, la patrona di Serravalle. Il Santuario venne edificato nel 1450 su una una fortificazione del complesso sistema serravallese, dove vennero rinvenute le spoglie della Santa. All’interno la Cappella di Santa Augusta Vergine e Martire dove si venerano le reliquie della Santa costituisce la parte più antica del Santuario ed è tutta ricoperta di pregevoli affreschi del XV secolo. La tradizione vuole che per far passare dolorose emicranie, basti inserire la testa nel cancello che segna il luogo dove un’urna di pietra celava le ossa della santa. A testimonianza di quanto sia sempre stata viva la devozione alla santa nella chiesa e nella sacrestia e si possono ammirare numerosi ex voto. Poco sopra al santuario dai ruderi della Turris Nigra si spazia con la vista sul vittoriese e sulla vallata.

Piazza Marcantonio Flaminio è il salotto di Serravalle, il luogo della Comunità, sul quale affacciano gli edifici del potere politico, civile e religioso: l’antica loggia comunale riccamente affrescata ospita oggi il museo del Cenedese affiancato da un’antica torre campanaria con ben due orologi, di cui uno, il più antico, a 24 ore, poi l’antico monte dei pegni e proprio sotto al colle di Sant’Augusta il Duomo che custodisce tra i tanti capolavori la pala del Tiziano. Ogni prima domenica del mese, il centro storico di Serravalle ospita il mercatino dell’antiquariato e dell’hobbistica.

La suggestiva passeggiata lungo i “meschet” affianca la canalizzazione artificiale del Meschio in Centro Storico, costruita dagli ingegneri idraulici alla fine del XVI secolo per risolvere il problema delle eventuali piene del fiume. A fianco della Torre dell’orologio e della Cappella dei Battuti si inerpicano verso il monte Baldo via Piai (ritenuto l’antico Ghetto Ebraico) e il parco Segreto due gioielli un po’ nascosti nel centro storico di Serravalle. Sant’Augusta viene festeggiata solennemente il 22 Agosto, e alla mezzanotte della vigilia un grandioso spettacolo pirotecnico simboleggia la vasta devozione popolare.

Via Martiri è la via dei portici viva e commerciale con negozi e osterie. Una splendida passeggiata con gli occhi rivolti alle facciate degli antichi palazzi tra cui emerge per dimensioni palazzo Minucci De Carlo.

Pieve di Bigonzo e Costa

pieve s. andrea

madonna della salute

madonna della tosse

osservatorio astronomico

antica teleferica

cave piera dolza

Percorrendo i tracciati

La pieve di Sant’Andrea, citata per la prima volta nel 1224, riedificata in stile romanico, in sostituzione di una più antica, di cui restano all’interno le porte della sagrestia e del campanile ed il fonte battesimale, fu riconsacrata il 7 luglio 1303 e ancora nel 1486. Tra il XV e XVI secolo furono ultimate le ricche decorazioni interne, a cui collaborarono artisti locali quali Antonio Zago, Iseppo da Cividale e Francesco da Milano.

Le prime attestazioni pervenute dell’attuale santuario Madonna della Salute risalgono al testamento di Gabriele Da Camino, del febbraio 1224 quando veniva chiamato Altariol di San Colombano. Dal 1630 divenne Santuario della Salute, come voto in seguito allo terribile ondata di pestilenza. Per la costruzione del Santuario venne fatto grande uso della piera dolza.

La chiesetta comunemente conosciuta come Madonna della Tosse (in quanto un tempo le mamme e le nonne vi portavano i bimbi per ricevere una protezione contro la “toss pagana”) è in realtà dedicata alla Madonna della Neve e sorge nei pressi del torrente Rindola sui resti di una cappella settecentesca. La Messa viene celebrata la prima domenica di agosto come da ultracentenaria tradizione.

Le cave di Piera dolza costituiscono un insieme di suggestive cavità artificiali frutto dell’opera di estrazione dell’arenaria, denominata nel dialetto locale piera dolza (pietra tenera), con cui si realizzavano stipiti e architravi che ritroviamo nelle abitazioni storiche di Vittorio Veneto e dei dintorni. Simili alle vicine “grotte del Caglieron”, sono accomunate dal particolare metodo di estrazione prevedeva la realizzazione di colonne inclinate a sostegno della volta che altrimenti sarebbe crollata.

L’Osservatorio Astronomico pubblico di Vittorio Veneto è nato nel 1986, con finalità sia osservative che didattiche, è aperto al pubblico ogni venerdì sera (condizioni meteorologiche permettendo), normalmente dalle 20.30 ed è possibile osservare con i telescopi i principali oggetti del cielo, accompagnati e guidati dal personale di servizio. 

Iniziata nella seconda metà dell’800 la produzione di calci idrauliche è stato un punto di riferimento nel processo di industrializzazione del Vittoriese occupando centinaia di lavoratori. A testimonianza di questa attività restano i piloni dell’antica teleferica che dalle cave sulla collina portava il materiale per la pezzatura nell’antico stabilimento posto a ridosso del colle di Sant’Augusta, nella stretta di Serravalle, mentre più a sud in prossimità dell’antica Pieve di Sant’Andrea vediamo ancora l’imponente stabilimento in disuso.

Ceneda: la piazza

piazza giovanni paolo i

cripta s. tiziano

museo della battaglia

museo scienze naturali

Percorrendo i tracciati

La piazza Giovanni Paolo I è dedicata a Papa Luciani che fu per 11 anni Vescovo della diocesi vittoriese, caratterizzata da una splendida fontana cinquecentesca circondata dagli edifici simbolo del quartiere:

La cattedrale dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta con la cripta sotterranea dove sono conservate le spoglie di San Tiziano Patrono di Vittorio Veneto, è l’edificio di culto più importante della diocesi vittoriese (che comprende in ben 162 parrocchie distribuite in comuni e frazioni appartenenti alla provincia di Treviso, alla provincia di Belluno, alla provincia di Pordenone e alla provincia di Venezia). L’edificio attuale è del XVIII secolo in stile neoclassico, probabilmente sorto su un luogo di culto esistente già prima dell’arrivo a Ceneda del corpo di San Tiziano (VII-VIII secolo), episodio a cui conseguì il trasferimento della diocesi da Oderzo e l’edificazione della cattedrale. Oltre alla ricchezza di opere d’arte e arredi sacri che la decorano custodisce il Museo della Cattedrale. (visitabile ogni domenica dalle 15.00 alle 18.00)

La Loggia, originariamente palazzo municipale di Ceneda. Costruita nel XVI secolo, è affrescata all’esterno con tre grandi scene di “Giudizi” (di Traiano, di Daniele e il Giudizio di Salomone). Dal 1938 ospita il Museo della Battaglia.

Il seminario all’interno della cui struttura è possibile visitare oltre alla ricca biblioteca del Seminario il Museo di scienze naturali e il Museo diocesano di arte sacra Albino Luciani.

Ceneda, le colline

parco papadopoli

tempio s. rocco

san paolo al monte

castello s. martino

caregon del diol

monte altare

Percorrendo i tracciati

Dalla Piazza della cattedrale, subito oltre la fontana, si apre il parco Papadopoli con gli antichi vialetti ben disegnati che si snodano tra piante secolari e siepi fiorite, insieme alla biblioteca civica ospitata nell’antica foresteria della villa rappresenta un ambiente di relax e natura nel cuore cittadino.
Posta sul limitare del parco Papadopoli il tempio di San Rocco domina la piazza con la sua cupola suggestiva e le statue collocate sopra il muro che lo affianca sui due lati. Costruito attorno alla seconda metà del XV secolo sulle rovine del “Castrum Sancti Helisei”, distrutto dagli ungari nel 1411 è stato poi nuovamente riedificato verso la metà dell’Ottocento.
La chiesa di San Paolo al Monte fu eretta nel luogo in cui anticamente sorgeva la rocca di Ceneda della quale le uniche vestigia sono la porta di San Zuane da cui si accede al sentiero sul versante nord del colle, da versante della piazza invece si snoda una Via Crucis risalente al 1730 costituita da 14 capitelli. In seguito al terremoto del 18 ottobre 1936 nel 1939 la chiesetta venne proclamata Tempio votivo a protezione dal terremoto. Dal 1730 numerosi eremiti si sono succeduti alla cura dell’oratorio, che dopo il terremoto fu ricostruito con l’attuale aspetto di piccolo castelletto medievale, fino alla fine del secolo scorso.

Anticamente Monte Antares luogo di un santuario paleoveneto, la cui presenza confermata dai ritrovamenti archeologici avviati a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso (statuine e lamine in oro risalenti ad un periodo compreso tra il VI e il IV secolo a. C.) a partire dal 1485 si afferma il nome di Monte Altare, con cui lo conosciamo oggi e nel 1953 viene eretta sulla sommità a 450 m la croce luminosa che domina il centro cittadino in memoria di tutti i caduti delle due guerre mondiali.

Comunemente chiamati “i Palasi” o “Caregon del diol” questi ruderi attestano l’esistenza di un antica fortificazione di epoca medievale che avrebbe ospitato nel 1179 l’imperatore Federico impedito per motivi politici di risiedere nel vicino castello.

ll complesso del Castello di San Martino risale all’epoca longobarda, come fondazione, ma le strutture esistenti sono più tarde. Rinnovato nelle diverse epoche un insieme di elementi architettonici ed interventi i più importanti dei quali si riferiscono al XV e XVCI secolo. Il castello è residenza vescovile a partire dalla fine del X secolo quando il Vescovo aveva il titolo anche di Conte, titolo che gli verrà tolto solo nel 1768. Il castello nella struttura militare antica, era punto focale di un sistema di vedette che avevano i punti di vista sulle cime delle colline: oggi questi siti sono divenuti luoghi devozionali: San Paolo al Monte, San Rocco, la chiesa di Formeniga, Costa, Castello Roganzuolo, ecc.